Giallo, ci attrae dai suoi colori e sinestesie musicali

Giallo, ci attrae dai suoi colori e sinestesie musicali

Un po’ tutto e un po’ niente, questo artista ha una vena che ha attraversato diverse vite, tutte condensate in una sola. Un’adolescenza ricca di sperimentazioni, magari un po’ turbolenta come è nella media, ma che hanno dato la possibilità al nostro artista Giallo di far emergere finalmente la sua vera natura. Dal canto alla chitarra, passando per basso e batteria, con esperienze di vita all’estero, Giallo ha una formazione inusuale: ma chi l’ha detto che questo non rappresenti proprio la sua ricchezza?

Infatti l’artista, che ringraziamo per averci concesso questa bella e interessante intervista, è al lavoro: in cantiere ha già tante sorprese per noi, nel mentre che pubblica il suo brano d’esordio “Spettatori“. Signore e signori, diamo il benvenuto a Giallo!

Com’è nata la passione per la musica? 

Penso che sia nata un po’ per osmosi. In famiglia si è sempre trattato di musica ed arte. Mia madre insegnava al suo pianoforte Yamaha quando avevo 5 anni. Un pianoforte bianco che invidiavo perché prendeva le attenzioni e regnava sul salotto. Mio padre invece, cantava i Nirvana e gli Aerosmith con urla ora custodite in una cassetta. Poi la sua passione per il teatro, per il palcoscenico. È una passione che io sento altrettanto forte. Diciamo che la musica è sempre stata parte di me e di ciò che mi è cresciuto intorno. Però ho iniziato a pensare alla musica come qualcosa di più che un passatempo solo negli anni del liceo. Fino a quel momento avevo suonato tanti strumenti, senza mai innamorarmi. Poi ho iniziato a scrivere canzoni.

Cosa significa e com’è nato il nome Giallo e il suo personaggio, il suo sound? 

Il nome Giallo lo propose mia sorella Sofia ai miei genitori quando sono nato. Lo considero come il nome che avrei potuto avere, ma non mi è stato dato. Sembra quasi che fosse rimasto lì in panchina per anni, ad aspettare di entrare in campo. È un nome che mi rappresenta tanto e che sento mio. Giallo sono io, Samuele, non è nessun personaggio. E nella mia musica metto sempre me stesso, in una maniera semplice e attraverso gli incastri delle parole. Mi piacciono le cose semplici. Penso che con semplicità sia più facile farsi capire dagli altri. Io nei miei testi provo a far capire il mondo visto dai miei occhi.

 
Come è stato concepito il lavoro SPETTATORI? 

Spettatori l’ho scritta nel 2018. È una delle prime canzoni complete che ho composto. Diciamo che era il periodo nel quale iniziavo ad uscire dal mio guscio di musica, dove non poteva entrare quasi nessuno. Per un anno e mezzo ho sperimentato molto su questa canzone insieme al mio amico Lollo (Lorenzo Manni). Lui ha curato la produzione. Poi nel 2020 siamo finalmente riusciti a trovare il sound giusto. Spettatori nasce nella camera del mio campus universitario a Londra, dove ho vissuto la mia estate 2018. Stavo lavorando in un’accademia di calcio come tuttofare, insieme al mio collega Ciccio Pazzo che mi portava in giro per Londra con la BMW z4 cabriolet. È un periodo che ricordo con piacere. Nonostante il tempo, Spettatori è sempre una canzone attuale per me.


E com’è nato il suo videoclip? 

L’idea del videoclip è nata all’incirca un anno fa. Come ho detto prima, sono sempre stato influenzato artisticamente su diversi fronti dalla mia famiglia ed i miei amici. Per questo mi piace considerare un videoclip come parte integrante del mio progetto artistico piuttosto che un elemento di promozione. Per Spettatori è stato fondamentale il lavoro con Sofia Venturelli. Si tratta di un video in stop-motion. L’idea è nata nella mia testa guardando il film “Fantastic Mr. Fox”. Molto bello. Sono molto bravo ad avere idee grandiose nella mia testa. Per portarle in vita però ci vuole molto lavoro. Per questo devo ringraziare Sofia, che è riuscita a rendere il videoclip un’opera d’arte. Il video racconta le parole di Spettatori attraverso le immagini che suscitano tra i miei ricordi.


E l’album da cui è estratto? Oppure è in cantiere un album che lo conterrà?

Sì, c’è un EP. Spettatori è il primo di una serie di cinque singoli che comporranno il mio primo EP. È l’inizio di un progetto che sarà rivelato pezzo per pezzo da qui all’estate 2021.


Quali sono le influenze artistiche? 

Le influenze artistiche ci sono, e sono importanti. Non tanto nella prima composizione del brano, piuttosto nella produzione ed il sound. Sicuramente, i Twenty One Pilots sono stati un punto di riferimento. A livello artistico invece, mi ispiro a Cremonini e Jovanotti. Sono artisti complessi che ammiro.


Quali sono le collaborazioni musicali? 

Spettatori nasce nella mia testa, ma fin dall’inizio è stata figlia del lavoro di Lorenzo Manni. Abbiamo lavorato alla produzione insieme, e voglio attribuire i meriti musicali di questo brano a Lorenzo. Poi c’è la collaborazione con Federico Sapia, con il quale ho curato i singoli che arriveranno nei prossimi mesi. Per Spettatori lui ha lavorato sul mix e mastering insieme a Mattia Ardizzola negli studi McHub di Novara.


E la collaborazione/i con Red&Blue nel lavoro in promozione? 

Per il lavoro di promozione ho iniziato a collaborare con Red&Blue a gennaio 2021. Il mio progetto è piaciuto a Marco Stanzani ed abbiamo deciso di lavorare insieme. È una cosa nuova per me. Ho sempre scritto la mia musica in camera, senza pensare al lavoro necessario oltre alla pura fase creativa. Mi sono accorto che c’è molto da fare e sono pronto a lavorare duro.


Quali sono i contenuti che vuoi trasmettere attraverso la musica? 

Non ci sono contenuti particolari che voglio trasmettere. La musica per me è fatta di momenti. Ci sono canzoni che possono esprimere la rabbia, la gioia o qualsiasi altra emozione che mi piomba addosso. Per questo non voglio identificarmi con un certo tipo di contenuti. Io faccio la mia musica, scrivo le mie canzoni, sta a chi ascolta ricevere quello che canto ed interpretarlo a suo modo. Una cosa che posso dire è che tutti i miei testi hanno una chiave introspettiva che a volte cerco di mascherare.


Parliamo delle pregiate esperienze di live, concerti e concorsi? 

Live è una bella parola. Quando scrivo una mia canzone lo faccio sempre pensando di esibirmi live. Io credo che dal vivo si possano trasmettere cose che uno stream su Spotify non può fare. Non ho fatto tante esibizioni live. La più importante sicuramente a Verona per il premio Roberto Rizzini. Senza dubbio voglio cambiare, voglio iniziare a salire spesso su un palco, prendere confidenza. Credo che per un artista completo l’esibizione live sia fondamentale, e sono sicuro che l’habitat del palco sia quello ideale per me e per la mia musica. Ci vuole lavoro per costruire l’esperienza. Vorrei quest’estate un mondo senza pandemie, per iniziare il lavoro. E divertirmi.


Cosa ne pensi della scena musicale italiana? E cosa cambieresti/miglioreresti? 

Non mi piace giudicare molto il lavoro degli altri. Io penso che se un artista riesce a farsi ascoltare, è perché ha qualcosa da trasmettere e viene recepito. Quel che penso è che l’Italia è un paese pieno di sfumature, e a me piace vederle tutte. Artisticamente non apprezzo i progetti piatti, che non escono dagli schemi, che nascono con una targhetta ed il nome scritto ancora prima di essere maturi. Ma ripeto, questo parere è molto personale.


Come stai vivendo da artista e persona questo periodo del covid-19? 

È un periodo strano. Io lo sto vivendo sempre un po’ di corsa. Sto finendo l’università a Londra, ma mi sono trasferito a Malta lo scorso ottobre. Viaggio tra un paese e l’altro tra voli cancellati e quarantene. Non il momento migliore per viaggiare, ma doveva andare così. Ora sono due mesi che sono a Londra, lontano dalla mia camera dove c’è il pianoforte, la mia chitarra. La mia tana la chiamo. Da artista questo lo soffro, perché ho stravolto i miei momenti di ispirazione. Ma questo è anche un bene. Mi rende più forte e flessibile per il futuro.


Quali sono i programmi futuri? 

Ora inizia il lavoro intenso per la promozione di questo progetto. E voglio cercare di pensare solo a questo. Con la testa sto sempre cinque, dieci passi avanti, perché penso molto più veloce rispetto a quel che posso fare. Voglio, in questi mesi, riuscire a raccogliere più esperienza possibile per poter migliorare nei progetti futuri. Soprattutto, mi piacerebbe iniziare a suonare con altri artisti. È una cosa che mi è mancata in questo periodo. Lavorare a contatto con le persone per un artista è importante. Poi va beh, ci saranno un sacco di sorprese perché con la testa sto sempre cinque, dieci passi avanti.

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